Fabio Filzi, martire irredentista simbolo del sacrificio degli Alpini

di Lorenzo Salimbeni (fonte: https://www.coordinamentoadriatico.it/fabio-filzi-martire-irredentista-simbolo-del-sacrificio-degli-alpini/)

Ricorre oggi, 26 gennaio la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini, in quanto in tale data nel 1943, durante la terribile ritirata sul fronte russo, avvenne la battaglia di Nikolajewka, nella quale il contributo degli alpini fu determinante per spezzare l’accerchiamento sovietico conseguente allo sfondamento del fronte sulla linea del fiume Don.

Volendo ricordare il sacrificio degli Alpini, tuttavia, anche nella Prima Guerra Mondiale vi sono esempi illustri, riguardanti pure volontari irredenti provenienti dalla Venezia Giulia, da Fiume e dalla Dalmazia. Per costoro, alle difficoltà del conflitto si assommava il rischio di venire fatti prigionieri dalla truppe austro-ungariche, essere poi riconosciuti come cittadini asburgici disertori dell’imperial-regio esercito e traditori, venendo quindi condannati a morte.

Come avvenne a Fabio Filzi, irredentista Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, nato in Istria, ma vissuto a lungo in Trentino, che viene così ricordato sul sito della Sezione di Trento dell’Associazione Nazionale Alpini.

FABIO FILZI

Nasce a Pisino d’Istria il 20 novembre 1884 da Giambattista Filzi di Folgaria (TN) e da Amelia Ivancich, istriana. Il padre, professore al Ginnasio di Pisino, ottiene nel 1892 il trasferimento al Ginnasio di Rovereto, di cui più tardi diventerà preside.

Terminato il Ginnasio a Rovereto, Fabio presta l’ «anno di volontariato» nell’Esercito Austro-Ungarico, a conclusione del quale ottiene il grado di ufficiale. Si iscrive quindi alla facoltà di legge dell’Università di Vienna e poi di Graz, ove si laurea. Partecipa alle lotte studentesche per l’istituzione dell’Università italiana di Trieste. Per le sue idee irredentistiche e le aspre critiche al governo austriaco, viene processato, assolto, ma degradato da tenente a semplice soldato.

Allo scoppio della guerra del 1914-18 viene chiamato alle armi dall’ Austria, ma in novembre, approfittando di una breve licenza, fugge in Italia, inseguito dai gendarmi austriaci.

Nel 1915 si arruola volontario e indossa la divisa di Alpino. Promosso sottotenente, viene assegnato al Battaglione «Vicenza» del VI Reggimento Alpini. Nel 1916, al tempo della Strafexpedition, è inquadrato nella compagnia di marcia del «Vicenza» comandata da Cesare Battisti e il 10 luglio con lui viene fatto prigioniero, tradotto ad Aldeno e quindi a Trento, processato l’ 11 e 12 luglio e il giorno stesso, alle ore 19, impiccato. Davanti ai giudici tiene un comportamento forte e fiero e, come Battisti, sale il patibolo mostrando coraggio e grandezza d’animo.

Anche il fratello Fausto, venuto dall’America alla notizia del sacrificio di Fabio, muore 1’8 giugno del 1917 combattendo contro l’Austria e il fratello maggiore Mario morirà nel 1921 a causa dei patimenti subìti nelle carceri austriache.

A Fabio Filzi viene concessa la Medaglia d’Oro al V.M. con la seguente motivazione:

Fabio Filzi – sottotenente 

Nato e vissuto in terra italiana irredenta, all’ inizio della guerra fuggì l’oppressore per dare il suo braccio alla Patria, e seguendo l’esempio del suo grande maestro Cesare Battisti, combatté da valoroso durante la vittoriosa controffensiva in Vallarsa nel giugno-luglio 1916. Nell’azione per la conquista di Monte Corno comandò con calma, fermezza e coraggio il suo plotone, resistendo fino all’ estremo e soccombendo solo quando esuberanti forze nemiche gli preclusero ogni via di scampo. Fatto prigioniero e riconosciuto, prima di abbandonare i compagni, protestò ancora contro la brutalità austriaca e col nome d’Italia sulle labbra, affrontò eroicamente il patibolo.

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